Silverstone ha dato il via alla rivoluzione

Il celebre telecronista della MotoGP™ Nick Harris ripercorre i primi istanti sulla pista britannica che negli anni Settanta ha aperto una nuova era

14 agosto 1977: una giornata storica non solo per il motorsport britannico ma anche per il futuro delle competizioni motociclistiche a livello mondiale. In quella giornata è andato in scena il primo Gran Premio sulle due ruote sulla terraferma britannica. Una giornata che ha segnato l’inizio della rivoluzione poi proseguita da altri circuiti. Una giornata in cui quei leggendari circuiti stradali che erano stati la vera colonna vertebrale dei primi giorni del Campionato del Mondo hanno iniziato a essere rimpiazzati da circuiti specifici realizzati in modo più sicuro considerando che le velocità aumentavano e che i tempi sul giro miglioravano costantemente.

L’aerodromo impiegato nella Seconda Guerra Mondiale ospitò quel primo Gran Premio sulla terraferma 28 anni dopo il primo appuntamento nella storia del Campionato del Mondo che andò in scena nel 1949 sui 60 chilometri e 721 metri del circuito TT realizzato sulle montagne dell’Isola di Man. Silverstone aveva ospitato la prima gara di Formula Uno nel 1950 e anche alcuni eventi motociclistici di caratura internazionale. Il circuito TT sulle montagne dell’Isola di Man veniva considerato come la casa spirituale delle competizioni motociclistiche mondiali ma nei primi anni Settanta tanti piloti di punta come i campioni del mondo Giacomo Agostini, Phil Read e Rodney Gould boicottarono l’evento per ragioni di sicurezza. La Federazione Spagnola vietò ai propri piloti di scendere in pista dopo la morte di Santiago Herrero.    

Se questo sport aveva intenzione di fare dei passi avanti era giunto il momento di cambiare. Silverstone aprì la strada, seguito presto da altri. Il circuito all’interno del parco del Montjuic che sovrastava la città di Barcellona ospitò per l’ultima volta nel 1976 il Gran Premio di Spagna. Le moto più veloci al mondo tornarono nella capitale della Catalogna con l’apertura del nuovissimo circuito realizzato e per le celebrazioni in occasione delle Olimpiadi del 1992. Il leggendario circuito stradale del Nürburgring aveva ospitato il suo primo Gran Premio nel 1955 ma 25 anni dopo Marco Lucchinelli vinse l’ultima gara della 500cc andata in scena al Ring. Quattro anni dopo il mondiale fece tappa su un circuito nuovo e realizzato sulle ceneri del vecchio circuito stradale di 22 chilometri e 835 metri. Anche Brno in Cecoslovacchia, il Sachsenring in Germania e Rijeka in Jugoslavia realizzarono dei nuovi circuiti per sostituire le loro vecchie piste stradali.

Altri circuiti apportarono dei cambiamenti in termini di sicurezza per restare nel calendario. Nel 1977 Barry Sheene realizzò la miglior velocità media in gara con ben 217.37 km/h vincendo sul circuito belga di Spa Francorchamps lungo oltre 14 chilometri. Due anni dopo la lunghezza della pista venne ridotta a sei chilometri e 950 metri considerando che vennero tolte delle sezione ritenute troppo pericolose per le gare di motociclismo. Questa pista però venne ritenuta ancora troppo pericolosa e l’ultima gara di motociclismo a Spa si tenne nel 1990.

Un pilota britannico non aveva mai vinto una gara della classe regina sulla pista di casa, sulla terraferma. L’occasione migliore si presentò alla primissima gara, ovvero nel 1977. Barry Sheene aveva acceso l’attenzione del grande pubblico su questo sport grazie alla vittoria di due titoli mondiali in 500cc. Purtroppo per lui in quella prima gara venne fermato da alcuni problemi meccanici, poi il suo miglior amico Steve Parrish andò in testa fino a pochi giri dalla fine. Sheene al muretto espose la leggendaria lavagna con scritto ‘GAS IT W…. ‘ mentre Parrish si dirigeva verso la curva Copse. Parrish sorrise vedendo l’incoraggiamento da parte di Barry ma perse l’anteriore della sua Suzuki, tra la disperazione del pubblico di casa. Non tutto perduto però perchè al comando si portò John Williams. Però tre curve dopo cadde anche lui. Lo statunitense Pat Hennen ne approfittò per andare a vincere per la seconda volta in carriera. La Union Jack e il nastro con l’Inno britannico vennero sostituiti velocemente e non tornarono più sul gradino più alto del podio.

Gli appassionati che fanno parte della mia generazione hanno dei ricordi meravigliosi di quei vecchi circuiti stradali ma per questo sport - non solo per sopravvivere ma anche per fare dei passi avanti - erano necessari dei cambiamenti importanti. Le gare come quelle del TT sull’Isola di Man sono sopravvissute con successo pur senza lo status di Campionato del Mondo. Le velocità di punta e i tempi sul giro continuano ad aumentare e a migliorare in ogni stagione. Mi chiedo quali altre innovazioni dovranno essere messe in campo per continuare a fare dei passi avanti nel prossimo decennio.

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